Il Salento vittima dei suoi stessi mali? L’orticante ciclicità con cui il territorio salentino è oggetto di incendi di natura dolosa ha dell’incredibile.
Sterile / disatteso dalle parti chiamate in causa il decreto del presidente della giunta regionale n.260 del 7 giugno 2024 dal pomposo titolo: “Dichiarazione dello stato di grave pericolosità per gli incendi boschivi su tutto il territorio della Regione Puglia”. Decreto che segue in ordine cronologico la nota legge regionale n.17 del 2007 che già in 14 anni è rimasta lettera morta fuori dai parchi regionali e in quelle aree naturali senza un operativa rete preventiva e di controllo.

Un documento recente che visto quanto accaduto già quest’anno a similitudine, ormai, di quanto accade ogni stagione estiva, appare disattendere le indicazioni dettate a prevenire con divieti e prescrizioni le più elementari norme di sicurezza antincendio soprattutto sul nostro territorio a vocazione turistica.
Per non parlare di chi è deputato a fare cosa. Un decreto regionale che individua chi deve organizzare interventi di coordinamento con le unità antincendio (VV.FF, Volontari della protezione civile e Arif) e chi deputato a vigilare sul territorio. Un coordinamento sinergetico non di poco conto.
Inoltre, giusto per coinvolgere i governi di prossimità, della “possibilità” – termine che personalmente non condivido visto che lascia ampie possibilità di disattendere il fine preventivo – deputata ai comuni di emettere decreti con obblighi e divieti che ricadono sul proprio territorio.
Decreto, infine, con sanzioni pecuniarie certe che si aggiungono alle violazioni al codice civile e penale. La somma che farà il totale con evidente ricadute su potenzialità idee future di chi delinque.
Insomma un decreto regionale che con tutte le buone intenzioni non ha ancora un modus operanti a regime con le palesi carenze di mezzi e uomini a cui nessuno in campo politico ha preso a cuore la situazione precaria in cui versa rovinosamente.
Intanto il Salento brucia e viene difficile coniare oggi lo slogan “Salento d’amare”. Quanto occorre attendere che il dolo sia un ricordo? Quanto occorre ancora assistere a questo scempio insensato e lesivo per un indotto turistico che tra pochi anni non potrà che offrire erbetta sintetica e alberi finti?
Il Salento come il resto della Puglia è ostaggio di carenze che sono sotto gli occhi di tutti e figuriamoci dei nostri amministratori tanto che forse occorre attendere che l’ultimo fazzolletto di verde sia dato alle fiamme e poi ? ….