309 voti. L’1,52%. Questo è il “consenso” del Movimento 5 Stelle a Nardò. Che pure
può contare (eufemisticamente) su una deputata della Repubblica e sul vicepresidente
del Consiglio regionale e che in campagna elettorale ha ospitato un ex presidente del
Consiglio dei ministri e l’attuale ministro degli Esteri. In altri tempi e in altri contesti,
un tale spiegamento di forze avrebbe fatto lievitare le percentuali e regalato riscontri
più che soddisfacenti nelle urne. Invece, è stata ed è tutta fuffa, inutile retorica ed
evanescente presenza istituzionale e politica.


Nardò, dunque, ha bocciato clamorosamente i 5 Stelle, che di nuovo non saranno
rappresentati nell’assise comunale. Il giudizio è impietoso nei riguardi di Soave
Alemanno, paladina di battaglie nazionali a perdere, come quella sulle riaperture
delle discoteche. Oppure di questioni di respiro locale e fortemente anti-neretine,
come quella a favore delle ragioni di Porto Cesareo sulla vicenda dello scarico a
mare. Come sorprendersi poi se i neretini, nelle urne, tirano le somme?


Il giudizio è altrettanto impietoso nei confronti di Cristian Casili, che nella sua città
come sempre resta al palo. Non paga evidentemente questa contrapposizione perenne
al sindaco Mellone, una strategia demenziale sfociata nel sostegno al candidato
simbolo della vecchia politica, Carlo Falangone. Una candidatura, anzi, di cui pare
che Casili sia stato l’ispiratore. Come l’elettorato grillino a Nardò avrebbe mai potuto
digerire e votare una candidatura ammuffita, stanca e perdente come quella di un
socialista che fa politica da 30 anni?

Casili dimostra di essere un pessimo stratega,
oltre che un politico senza coraggio. Ieri, ci si aspettava di vederlo al fianco di
Emiliano che va faccia a faccia con la Cgil neretina e viene duramente contestato.
Invece né Casili né alcun militante pentastellato ha scelto di metterci la faccia accanto
al presidente della Regione, di cui condivide il governo della Puglia a Bari (e che
deve ringraziare per la comoda poltrona che occupa).

Perché nella sua città Casili non
è andato a fare scudo a Emiliano? Una scelta ancora una volta sbagliata.
Ma i 309 voti dimostrano anche come Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, scesi a dar
manforte a Falangone e ai 5 stelle neretini, non siano stati in grado di convincere
proprio nessuno. Anzi, l’impressione è che addirittura abbiano danneggiato il
movimento. Del resto, Di Maio che dice in piazza “non votate i candidati che non
hanno fatto niente per trent’anni” avendone uno accanto (che, peraltro, sorride come
se niente fosse), è la prova più eloquente della distanza politica ed emotiva di un
ministro che di Nardò non conosce nemmeno la strada per arrivarci.


Infine, i 309 voti sono anche la logica considerazione che i neretini hanno riservato al
teatrino dell’aggressione al candidato 5 Stelle alla vigilia del voto. Un episodio
personale e scevro da ragioni politiche, prontamente strumentalizzato a fini elettorali.
Ma i neretini non hanno l’anello al naso e le messe in scena sanno riconoscerle, così
nemmeno la “carta” del vittimismo (falso) ha funzionato.


Tutto ha una spiegazione, quindi, l’1,52% era inevitabile. Anche la commovente
parabola del M5S così volge al termine, a Nardò come altrove. I cittadini ed elettori
cercano persone adeguate, competenti e concrete per farsi rappresentare nelle
istituzioni e la pioggia di consensi sul sindaco Mellone lo dimostra. Chi è presente e
fa, vince. Chi sta con la testa tra le nuvole, anzi tra le stelle, perde.


Nardò, 11 ottobre 2021


Lelè Manieri
Obiettivo Comune

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