Ci troviamo costretti, nostro malgrado, a dire la nostra sul fantomatico caso “firme false”. Lo facciamo sulla base non di procedimenti della magistratura, ma dei soliti rumors pubblicati, nei “dì di festa” per far più rumore sui cartacei locali della domenica (schema ormai collaudato), da quella ineguagliabile Radio Procura che è divenuta la pagina barese di Repubblica.
Giova ricordare, peraltro, che la illustre firma è quella dell’ex corrispondente della Gazzetta del Mezzogiorno, da lì trombato qualche mese or sono, e da sempre alla ricerca di spazi per gettare fango su Mellone i Suoi.

Ebbene, a detta dell’informatissimo corrispondente, ci sarebbero degli “sviluppi clamorosi”. Le firme non ci sono!

Ora, in un paese normale, ma non è evidentemente il caso di Nardó, ci si chiederebbe che senso ha questo processo mediatico che va avanti da settimane, come detto, ogni sabato del mese. I denuncianti sono 4 signori che sono stati candidati, hanno fatto campagna elettorale, organizzato incontri, conferenze stampa con Mellone, affisso enormi 6×3 di sostegno al loro candidato sindaco (foto prova), conseguito consensi e in un caso sono stati eletti in Consiglio comunale dove siedono da 4 anni e mezzo (e continuano a sedere, nonostante disconoscano di essere stati candidati!). Il tutto avveniva, lo ricordiamo, nel lontano 2016. Nel 2021 scoprono di aver fatto tutto ciò a loro insaputa. Nonostante i loro molteplici comportamenti concludenti. Lo scoprono sulla base di una misteriosissima lettera anonima. E anche qui saremmo curiosi di conoscere la firma. Il tutto esce allo scoperto, putacaso, dopo la trombatura del Maccagnano dall’Asi e la conseguente fuoriuscita di questo dalla maggioranza.

Ma veniamo alle ultime news di Radio Procura. Si scopre che, all’indomani degli esposti dei 4 sbadati candidati ex Melloniani, le firme sarebbero scomparse. Insomma manca la prova regina, il documento ufficiale, quello che sarebbe stato autenticato da Mellone in quel lontano 2016. E anche qui sarebbe interessante conoscere la manina che ha trafugato il tutto. Senza le carte sarà impossibile dire se Mellone è colpevole o meno. Peccato che da 2 mesi il processo social e mediatico si è già celebrato in contumacia con condanne, sanzioni ed espiazione delle pene.
E ora? Per tenere un processo delle copie sono un po’ pochetto, ci pare di poter dire. Soprattutto alla soglia della prescrizione di legge. I denuncianti insomma se ne sono ricordati un po’ tardi di essere stati candidati a loro insaputa e le carte non ci sono.

Ora, solo per assurdo, immaginatevi cosa succederebbe se, come immaginiamo, l’inchiesta su Mellone fosse archiviata dalla Magistratura. Non osiamo immaginare cosa sarebbe in grado di mettere in piedi il sindaco, dopo mesi di duri e ingiustificati attacchi da parte dei suoi avversari di sempre. Il tutto magari giusto in tempo per la campagna elettorale. Dei suoi avversari, c’è da scommetterlo, non resterebbero che brandelli di cadavere. Un’archiviazione si trasformerebbe in un enorme boomerang per l’opposizione che ha investito ogni briciola di energia in questa battaglia campale senza dire una parola, che sia una, su cosa vuol fare per la città.

Insomma da pseudo clava, il tutto rischia di trasformarsi in boomerang per gli avversari di Mellone.

“Attuti, curnuti e cacciati di casa”, si direbbe a Nardó.

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